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Già da diverso tempo in ambito SEO è diventata famosa la frase Content is King che esprime il concetto di come il valore di un progetto web passa in primis per i contenuti di valore, che diventano il vettore principale di altre attività di marketing (SEO, Social, Branding, etc..).
Questa nuovo approccio contenuto-centrico insieme ad altri trend di mercato che riguardano il mondo digitale hanno aperto la strada negli ultimi anni all’era della Native Advertising. Anche se il termine “Pubblicità Nativa” si può far risalire addirittura agli anni ’50 è proprio a cavallo del 2015-16 che c’è stato un vero e proprio boom di questa forma di pubblicità non pubblicità.
Nella sua accezione più ampia, la Native Advertising comprende tutti quei formati pubblicitari che hanno la caratteristica fondamentale di non interrompere l’attività degli utenti, poiché assumono le sembianze del contenuto in cui sono posizionati, diventandone parte integrante e amplificandone il significato.
Il trend della Native Advertising
La Pubblicità Nativa è cresciuta moltissimo negli ultimi anni (+143% 2015 vs 2014) per arrivare a valere circa il 50% degli investimenti complessivi in digital adv nel mercato Italiano, dove la pubblicità online vale oggi 2,15 miliardi di euro.
Fonte: Osservatorio Internet Media dal nome Internet Media: il Dado è Tratto
La forte crescita di questi formati pubblicitari non invasivi è dovuta a vari trend che riguardano il mercato digitale dell’ultimo periodo:
- Il tempo speso oggi sui media digitali passa per oltre il 50% da dispositivi mobile;
- La viewability (tasso di visibilità) della classica pubblicità Display (banner) tende a diminuire sempre di più soprattutto sugli smarphone;
- I formati più visibili di adv (interstitial, overlay, pop-up) risultano intrusivi per gli utenti;
- I banner catturano sempre meno l’attenzione (il ctr medio di un banner e di meno del 0,10%)
- Negli ultimi anni gli Ad Blocker (sistemi che bloccano preventivamente la comparsa di adv all’interno del borwser) stanno crescendo in maniera esponenziale.
Tutti questi fattori hanno reso le classiche forme di pubblicità display sempre meno efficaci sia per gli inserzionisti che per gli editori, che hanno cercato un nuovo modo di veicolare pubblicità (e recuperare fatturato). Ed è in questo contesto che si è diffusa la Native Advertising, una nuova gamma di inserzioni che consente il superamento dell’ad blocking e l’erogazione di contenuti pubblicitari più coerenti con gli interessi degli utenti che la fruiscono.
Le caratteristiche della Native Advertising
I formati di Native Adv hanno caratteristiche ben precise:
- Hanno la forma del contesto in cui sono inseriti;
- Sono rilevanti per gli utenti;
- Non interrompono il processo di fruizione dei contenuti;
- Sono ottimizzati per tutti i dispositivi e le piattaforme.
Grazie a questo approccio non invasivo la Pubblicità Nativa permette agli inserzionisti di ottenere il massimo vantaggio dall’esposizione del proprio messaggio, che risulta pertinente all’utente che lo guarda, e gli permette di continuare il suo processo di navigazione all’interno del sito.
Le tipologie della Native Advertising
I formati della Native Adv sono molti ed in continua evoluzione, tra le tipologie più diffuse ci sono:
In Feed
Le inserzioni in feed (o in stream) seguono la logica del contenuto in cui sono inserite e si mischiano con esso diventano parte integrante del flusso della pagina. Un esempio di inserzione In Feed sono i contenuti sponsorizzati di Facebook.
Widget di raccomandazione
I widget di raccomandazione sono molto simili ai widget degli articoli correlati presenti sulla maggior parte dei siti editoriali. Questo tipo di widget ha all’interno una lista di contenuti correlati a quello che l’utente sta visualizzando e suggeriscono al lettore altri articoli a cui potrebbe essere interessato. I widget di raccomandazione sponsorizzati segnalano agli utenti dei contenuti promozionali che possono trovarsi all’interno o fuori del sito in cui si trovano.
Post sponsorizzati
I post sponsorizzati sono molto simili ai Guest Post, una forma di contenuto editoriale promosso da un’azienda o da un brand, che viene ospitato in un sito specifico.
Il post parla di un argomento che è correlato al business dell’azienda che lo promuove ed è assimilabile ad un publiredazionale (dei quotidiani o delle riviste).
In Map Ads
Le inserzioni In Map rappresentano dei punti di interesse presenti all’interno di una mappa (on line, in un’app, in un device di navigazion) che sono sponsorizzati da un’azienda. Pensate ad esempio le catene come Mc Donald’s o Ikea che inseriscono all’interno di una mappa i loro punti vendita e quando un utente si trova nelle vicinanze di uno di questi il sistema di navigazione segnala sulla mappa il punto di interesse più vicino abbinandolo ad un messaggio push che veicola un’offerta specifica (es: sconto sull’acquisto).
InApp – InGame
Le inserzion in app o in game sono inserzioni in vari formati (banner, video, link) che si attivano all’interno di un’applicazione ed invitano l’utente a fare qualcosa (es: vedere un video per guadagnare punti, utilizzare oggetti di brand che sponsorizzano l’app, etc..)
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Sono un Consulente in Digital Marketing con oltre 10 anni di esperienza. Mi occupo di progettare e sviluppare strategie digitali per Piccole e Medie Imprese per aiutare le aziende ad ottenere il massimo ritorno dagli investimenti nei canali online.
Articolo chiaro e puntuale e con ottimi esempi non scontati! Tra l’altro inizio a notare che lato editore e inserzionista si stanno aprendo delle possibilità anche per player più piccoli, ad esempio hanno lanciato una piattaforma che si chiama revenee.io che permette anche a chi ha un blog medio o comunque senza milioni di follower di ospitare native advertising e guadagnarci anche qualcosa. io ho iniziato a usarla: a livello di engagement risultati migliori rispetto a ads invasive e simili.